domenica 24 giugno 2007

Il Libano alla Biennale


A partire da questo mese fino alla fine di settembre, la 52. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia ospiterà l'opera di un artista a noi molto caro: il libanese Akram Zaatari, di cui TichoFilm vi offre due documentari visualizzabili in streaming sul nostro sito: Majnounak (Pazzo di te, 1997) e Shou Bhebbak (Come ti amo, 2001).

Celebre filmmaker, videoartista e fotografo di Beirut, Zaatari utilizza brillantemente tanto il video quanto la fotografia per indagare le condizioni politiche e sociali del dopoguerra nel suo Paese e avviare una fondamentale riflessione sulla nozione di identità mediata dallo strumento artistico: tematiche quali la sessualità, i ruoli sociali e la memoria rappresentano nella sua opera il passaggio obbligato attraverso il quale si ridefinisce il passato e il presente di una cultura millenaria.

Zaatari è anche tra i fondatori della Fondation Arabe pour l’Image, un’organizzazione no-profit che si propone di raccogliere e presentare la produzione fotografica commerciale del Medio Oriente dal XIX° secolo fino ad oggi. A dieci anni dalla nascita, la fondazione oggi possiede più di 70.000 immagini e rappresenta non solo un importante punto di riferimento per l’arte araba contemporanea ma anche una particolare prospettiva di studio per il mondo occidentale, abituato sempre di più a pensare alla cultura musulmana in termini di violenza e brutalità. Il ruolo della fondazione, infatti, non è solo quello di collezionare le immagini del passato, ma anche e soprattutto quello di ri-contestualizzarle nel presente per svelarne i significati nascosti e ridefinirne il valore attraverso lo sguardo della contemporaneità.

In questo senso, il cinema per Zaatari non è altro che il naturale prolungamento dell’immagine fotografica e i suoi due documentari, Majnounak e Shou Bhebbak, proseguono la sua personale riflessione sui modelli della società libanese contemporanea: entrambi i film presentano delle interviste ad alcuni giovani libanesi che raccontano davanti alla macchina da presa il proprio modo di vivere il corpo e i rapporti di coppia: gli uni rivelano ingenuamente la violenza degli archetipi maschili riguardanti la sessualità e l’influenza della nuova società dei consumi; gli altri, omosessuali in una società in cui l’omosessualità viene punita con la prigione, confessano i propri desideri più intimi e nascosti.

Due eccellenti testimonianze provenienti da un mondo pressochè sconosciuto, il Libano, molto diverso dall'immagine che ci propinano i media. Qui sotto troverete un video di YouTube dove potete ascoltare il regista in persona, ospite di una passata edizione del festival brasiliano Videobrasil di São Paulo.
Buone visioni!



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