sabato 21 luglio 2007

Voglio fare un film

[Le variazioni del signor Quodlibet. Film-studio in III variazioni - Fabrizio Ferraro, Italia, 2006, 55 min, b/n]


È appena terminato il nuovo film del Gruppo Amatoriale, scritto e composto da Fabrizio Ferraro, con Marco Teti e Antonio Sinisi: Suite in Amore / Alto, Basso, Sotto.

Il Gruppo Amatoriale, fondato da Fabrizio Ferraro, Pulika Calzini e Vania Castelfranchi con il contributo di Fernando Birri, è una sorta di scuola di pensiero o comunità di intenti che ha avviato una complessa riflessione sulla natura e il significato del cinema e del "fare immagini".

Uno degli elementi fondamentali di questa riflessione è la volontà di recuperare il valore dell'immagine cinematografica, violentata ed esautorata dalla riproduzione meccanica dei nuovi mezzi digitali: un progetto che nasce dalla necessità intellettuale di "rilanciare una pratica estetico-politica che possa saper utilizzare e gestire i nuovi mezzi tecnici, con una consapevolezza e con un fare che faccia esplodere tutte le contraddizioni interne a questo nuovo modo di relazionarsi e di produrre opere audiovisive" [F. Ferraro, read more].

Uno dei film di Fabrizio Ferraro, Le variazioni del signor Quodlibet. Film-studio in III variazioni, è disponibile su www.tichofilm.com. Rifacendosi alla struttura del quodlibet bachiano, questo film riprende tre momenti diversi di Fabio Quodlibet (interpretato da Aldo Maria Pennacchini), un attore che vuole a tutti i costi "fare un film" ma non ha i soldi per realizzarlo. Tra una variazione e l'altra, intervallata dalla musica di Bach e dall'incessante, ossessiva penuria di denaro, Le variazioni del signor Quodlibet rappresenta un vero e proprio manifesto dell'Amatorialità, un appello disperato a riappropriarsi delle immagini, un trattato filosofico sulla crisi della modernità e la deriva del linguaggio: un film sulla parola, urlata, ripetuta fino al parossismo, che è insieme pura emissione vocale, rumore, sfogo verbale; un film sull'impossibilità del racconto e della rappresentazione, costretta a ripiegare su se stessa e a concentrarsi sul gesto che la genera e sui modi in cui essa deve proseguire nonostante tutto.

"In questa fase non c'è più spazio per la rappresentazione, ma solo per il gesto, il gesto immobile, unico elemento veramente legato al senso della vita. Solo l'atto bisogna rappresentare, una meccanica espressione di un disagio, dinanzi ad una macchina da presa o telecamera: il disagio di una maschera che racchiude in sè ogni movimento: quello fisico e vocale. Bisogna opporsi alla velocità di costruire una nuova densità del tempo, per far pesare come un macigno ogni secondo che passa."
[citazione da Le variazioni del signor Quodlibet]


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