martedì 31 luglio 2007

Ciao Michelangelo!


"Vedere per noi è una necessità. Anche per un pittore il problema è vedere. Ma mentre per il pittore si tratta di scoprire una realtà statica o anche un ritmo se vogliamo ma un ritmo che si è fermato nel segno, per un regista il problema è cogliere una realtà che si matura e si consuma, e proporre questo movimento, questo arrivare e proseguire, come nuova percezione. Non è suono: parola, rumore, musica. Non è immagine: paesaggio, atteggiamento, gesto. Ma un tutto indecomponibile steso in una sua durata che lo penetra e ne determina l'essenza stessa. Ecco che entra in gioco la dimensione tempo, nella sua concezione più moderna. È in questo ordine di intuizioni che il cinema può conquistare una nuova fisionomia, non più soltanto figurativa. Le persone che avviciniamo, i luoghi che visitiamo, i fatti a cui assistiamo: sono i rapporti spaziali e temporali di tutte queste cose tra loro ad avere un senso oggi per noi, è la tensione che tra loro si forma."

[Michelangelo Antonioni, in Cinema Nuovo, n. 164, luglio 1963]



venerdì 27 luglio 2007

L'enfant terrible del cinema sovietico

[Dva v odnom, Russia/Ucraina, 2007, 124 min, col.]


L'ultimo film di Kira Muratova, Dva v odnom (Due in uno), è stato presentato in anteprima all'ultimo Tribeca Film Festival di New York dello scorso aprile. Attualmente il film, dopo aver ottenuto il premio Nika (l'Oscar russo!) come miglior film dei paesi dell'Unione Stati Indipendenti (SNG) e dei Paesi Baltici, sta circolando in diversi festival russi e arriverà nelle sale moscovite il prossimo autunno. Intanto è in produzione un nuovo film, Melodija dlja sharmanki (Melodia per organetti a manovella), che sarà terminato nel 2008.

Kira Muratova è una delle più acclamate e insieme controverse registe della storia del cinema sovietico e oggi del cinema contemporaneo ucraino (vive e lavora a Odessa e continua a produrre film alla veneranda età di 73 anni), ma anche una delle più sottovalutate e ingiustamente ignorate all’estero. La maggior parte dei suoi film, infatti, non hanno trovato un circuito di distribuzione in Europa e circolano prevalentemente in ambito festivaliero. Tuttavia si registra negli ultimi anni una sempre maggiore attenzione al suo cinema, come testimoniano recenti convegni e retrospettive a lei dedicate nel Regno Unito e negli Stati Uniti, l’ultima monografia pubblicata dalla ricercatrice americana Jane Taubman, o ancora, qui da noi, la messa in onda di tutti i suoi film nella programmazione notturna di Fuori Orario su RaiTre.

Il cinema di Kira Muratova è un cinema dell’Assurdo, surrealista, che mette in scena il nonsense dell’esistenza, l’assenza di direzione e di qualsivoglia speranza nel trascendente, la rottura del linguaggio, l’alienazione e la violenza dei rapporti umani dopo lo smascheramento post-sovietico: temi che indirettamente raccontano anche il processo di frammentazione nel paese e nella società russa contemporanea.

I suoi film sono tuttora piuttosto “scomodi” e difficili da accettare, suscitando spesso reazioni contrastanti, dall’entusiasmo allo sconcerto, ma la critica russa e ucraina stimano la Muratova quale una dei pochissimi registi rimasti di valore mondiale. E anche all’estero ha avuto importanti riconoscimenti, vincendo diversi premi internazionali.

Ci auguriamo che prima o poi riusciremo a vederla anche nelle nostre sale cinematografiche!

sabato 21 luglio 2007

Voglio fare un film

[Le variazioni del signor Quodlibet. Film-studio in III variazioni - Fabrizio Ferraro, Italia, 2006, 55 min, b/n]


È appena terminato il nuovo film del Gruppo Amatoriale, scritto e composto da Fabrizio Ferraro, con Marco Teti e Antonio Sinisi: Suite in Amore / Alto, Basso, Sotto.

Il Gruppo Amatoriale, fondato da Fabrizio Ferraro, Pulika Calzini e Vania Castelfranchi con il contributo di Fernando Birri, è una sorta di scuola di pensiero o comunità di intenti che ha avviato una complessa riflessione sulla natura e il significato del cinema e del "fare immagini".

Uno degli elementi fondamentali di questa riflessione è la volontà di recuperare il valore dell'immagine cinematografica, violentata ed esautorata dalla riproduzione meccanica dei nuovi mezzi digitali: un progetto che nasce dalla necessità intellettuale di "rilanciare una pratica estetico-politica che possa saper utilizzare e gestire i nuovi mezzi tecnici, con una consapevolezza e con un fare che faccia esplodere tutte le contraddizioni interne a questo nuovo modo di relazionarsi e di produrre opere audiovisive" [F. Ferraro, read more].

Uno dei film di Fabrizio Ferraro, Le variazioni del signor Quodlibet. Film-studio in III variazioni, è disponibile su www.tichofilm.com. Rifacendosi alla struttura del quodlibet bachiano, questo film riprende tre momenti diversi di Fabio Quodlibet (interpretato da Aldo Maria Pennacchini), un attore che vuole a tutti i costi "fare un film" ma non ha i soldi per realizzarlo. Tra una variazione e l'altra, intervallata dalla musica di Bach e dall'incessante, ossessiva penuria di denaro, Le variazioni del signor Quodlibet rappresenta un vero e proprio manifesto dell'Amatorialità, un appello disperato a riappropriarsi delle immagini, un trattato filosofico sulla crisi della modernità e la deriva del linguaggio: un film sulla parola, urlata, ripetuta fino al parossismo, che è insieme pura emissione vocale, rumore, sfogo verbale; un film sull'impossibilità del racconto e della rappresentazione, costretta a ripiegare su se stessa e a concentrarsi sul gesto che la genera e sui modi in cui essa deve proseguire nonostante tutto.

"In questa fase non c'è più spazio per la rappresentazione, ma solo per il gesto, il gesto immobile, unico elemento veramente legato al senso della vita. Solo l'atto bisogna rappresentare, una meccanica espressione di un disagio, dinanzi ad una macchina da presa o telecamera: il disagio di una maschera che racchiude in sè ogni movimento: quello fisico e vocale. Bisogna opporsi alla velocità di costruire una nuova densità del tempo, per far pesare come un macigno ogni secondo che passa."
[citazione da Le variazioni del signor Quodlibet]


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martedì 17 luglio 2007

Un portale sul cinema


Arriva on line www.cinema-invisibile.com, un nuovo portale dedicato al cinema, gestito dalla casa di distribuzione TichoFilm.

Un sito nuovo che si propone di mettere in luce ciò che resta invisibile agli occhi della grande distribuzione italiana e che nella maggior parte dei casi è accessibile soltanto ad una cerchia ristretta di frequentatori di festival e addetti ai lavori.

www.cinema-invisibile.com offre non solo recensioni e approfondimenti sui film del catalogo Ticho, ma anche su tutte quelle produzioni cinematografiche che arrivano di passaggio nei festival internazionali o reperibili solo in altri paesi. E poi curiosità e notizie sul mondo del cinema in generale, festival, rassegne, multimedia. Un diario del cinema che non si vede, di quello che si vedrà ma anche di quello che, fortunosamente, si riesce già a vedere, sul grande schermo, in televisione, in homevideo o davanti al computer.

Un progetto ambizioso ed entusiasmante che TichoFilm si prefigge di sviluppare e migliorare sempre di più anche grazie al contributo di appassionati e cinefili che vorranno collaborare con loro. Il sito è infatti concepito come uno spazio libero, animato dagli stessi utenti e visitatori, che hanno la possibilità di commentare, partecipare a delle discussioni sugli argomenti più disparati e pubblicare i propri lavori.

Buone visioni!

lunedì 16 luglio 2007

The Settlers

[Ruth Walk - Israele, 2001]



La banalità della follia, quella del più fanatico gruppo di coloni ebrei a Hebron.

The Settlers racconta la vita quotidiana di sette famiglie nel quartiere di Tal Rumeida. Nell'assurdo tentativo di preservare la "normalità", i coloni ignorano la situazione politica in cui vivono e soprattutto si rifiutano di riconoscere l'esistenza degli oltre 120.000 abitanti palestinesi. La loro vita quotidiana è scandita solo dalle celebrazioni religiose e dall'esultanza per la conquista di permessi governativi per l'edificazione di nuove abitazioni stabili. Il significato politico della loro presenza su territorio palestinese è assolutamente contraddittorio rispetto al loro numero effettivo e la loro permanenza a Hebron è resa possibile di fatto solo con uno smisurato dispiegamento di militari.

La regista Ruth Walk riesce a superare l'abituale ostilità e a creare un rapporto di fiducia con le persone intervistate, che sono soprattutto donne. Il film diventa così una rara occasione per poter guardare da vicino l'aspetto più estremo e integralista di quella complessa realtà chiamata "i coloni ebrei".

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venerdì 13 luglio 2007

Dancing

[P.Bernard, P.Trividic, X.Brillat - Francia, 2004]


Dancing di Patrick Mario Bernard, Pierre Trividic e Xavier Brillat, premio speciale della giuria al Festival GLBT di Torino del 2004, è il titolo queer del mese di luglio, in uscita su www.tichofilm.com.

René è un artista plastico che fabbrica immagini e oggetti. Il suo mestiere è guardare, prestare attenzione alle cose più imprevedibili: un delfino morto abbandonato, un cargo nero come il carbone, il ritratto di una coppia di artisti di un music-hall anni Cinquanta, due clown con il vestito a quadretti sulla pubblicità di un giornale. Guardare, conservare le immagini nella mente e ritradurle in qualcosa d'altro.

Il laboratorio di René si trova in una vecchia sala da ballo dismessa di una piccola e sconosciuta stazione balneare. René ci lavora e ci vive, insieme al suo compagno Patrick, uno scenografo. Tutto sembra procedere serenamente, ma qualcosa d'un tratto inizia a deragliare. René è turbato da un'inquietudine senza motivo: perché l'immagine dei due clown non vuole più lasciare la sua mente? Finalmente, un giorno d'inverno, quella creatura apparentemente minacciosa arriva, si materializza in carne ed ossa e René si ritrova faccia a faccia col suo doppio.

Dancing è un oggetto affascinante e inclassificabile: film fantastico, opera d'arte, saggio visuale concepito come un home movie. Un diario intimo che diventa film politico capace di oltrepassare le frontiere del genere e dei generi. Un thriller bear in cui la suspence diventa identitaria.

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giovedì 12 luglio 2007

Douce France

a marsiglia c'era il mistral in questi giorni
soffiava forte e liberava il cielo e la mente
c'era anche il fid marseille, il festival international du documentaire
come il vento, anche il festival aveva il pregio di liberare la mente e gli occhi, proponendo una selezione di film audace e sorprendente
contaminando il documentario con la finzione, elidendo e ribaltando i confini

ovviamente non c'erano praticamente film italiani
segno questo di quanto il cinema di "casa" nostra sia fuori da ogni segno di ricerca e sperimentazione
l'unico titolo italiano, forse il più bello del festival però, era "ghiro ghiro tondo" di yervant gianikian e angela ricci lucchi
attraverso una collezione di giocattoli provenienti dal tempo compreso tra la prima e la seconda guerra mondiale, gianikian e ricci lucchi creano un film emozionante in cui si alternano il noir, il film di guerra, la commedia, l'horror puro
e nello spettatore si alternano brividi, riso, paura, ribrezzo

due film entusiasmanti dalle filippine
"autohystoria" di raya martin e "huling balyan ng buhi: or the woven stories of the other" di sherad anthony sanchez
due autori giovani ma con una visione del mondo e del cinema che lascia à bout de souffle
due film completamente diversi e distanti, ma intensi e calati profondamente nella realtà da cui provengono
bisognerebbe farli vedere agli studenti di cinema delle scuole italiane
così...

vento pastis e cinema
vive marseille



Qui tutto è sbagliato

"La vita dovrebbe essere vissuta al contrario.

Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così tricchete tracchete il trauma è già bello che superato.
Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno.
Poi ti dimettono perché stai bene, e la prima cosa che fai è andare in Posta a ritirare la tua pensione, e te la godi al meglio.

Col passare del tempo, le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono.
Poi inizi a lavorare, e il primo giorno ti regalano un orologio d'oro.
Lavori quarant'anni, finchè non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finchè non sei bebè.

Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene.
Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni.

E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo."

[Woody Allen]

Grazie Giulia!

venerdì 6 luglio 2007

Mario Martone a Torino


Vi segnaliamo un evento da non perdere per chiunque si trovi dalle parti di Torino. Il prossimo giovedì (12 luglio), il regista Mario Martone sarà ospite del Traffic Festival presso i Giardini Reali dalle 18.30 alle 20.00 (ingresso gratuito).

Mario Martone è una figura chiave nella scena artistica partenopea dalla fine degli anni Settanta, quando fondò la compagnia teatrale Falso Movimento, divenendo poi animatore del progetto Teatri Uniti. In seguito regista cinematografico di film quali Morte di un matematico napoletano (1992, premio speciale alla Mostra del Cinema di Venezia), L’amore molesto (1995, in concorso a Cannes e insignito di un David Donatello) e L’odore del sangue (2003), oltre che dell’episodio "La salita" nell’opera collettiva I vesuviani (1997).

Link:
Mario Martone al Traffic Festival